Novità su Asma e Allergopatie

Allergie ai pollini, servono farmaci sempre più potenti (intervista del dott. Mario Canciani sul giornale Il Manifesto)

Gli italiani, l’attività fisica e l’inquinamento atmosferico

Ripensare le città

Ossigenoterapia: documento dell’AIPO

Inquinamento atmosferico e salute infantile: una presa di posizione dell’OMS

I fenotipi clinici della bronchite cronica ostruttiva (BPCO)

Salute e Internet

Nuova terapia biologica per l’asma del bambino

Asma e parecetamolo

Asma e carriera
Asma e reflusso gastro-esofageo

Perché aumentano le allergie?

Allergie e vaccinazione

Latte di soia e latte di capra nella prevenzione dell’allergia

Allergie/intolleranze alimentari

I danni provocati dal fumo

Lavaggio delle mani e infezioni respiratorie

Asma e infezioni: possiamo fare qualcosa?

Infezioni respiratorie nel bambino e ricovero ospedaliero per BPCO

C’entra il tipo, l’entità e la distanza dal traffico? Il sibilo nei lattanti residenti in una zona trafficata

Fattori di rischio per rinite nei lattanti

Gli italiani, l’attività fisica e l’inquinamento atmosferico

L’ISTAT ha fornito i dati di una ricerca nazionale decennale sull’attività fisica e sull’inquinamento atmosferico. Ne è venuto fuori un paese immobile, che passa gran parte del tempo in auto, al PC o davanti al televisore. Si sa da decenni che l’attività fisica, oltre a dare un beneficio mentale è la migliore medicina per la prevenzione di infarti, ictus ed emorragie cerebrali, ipertensione arteriosa e una serie di tumori. Solo il 25% degli italiani pratica una qualche attività fisica, la gran parte concentrata nel nord-est. Anche i dati dei bambini non sono buoni: solo il 5% pratica un’attività fisica costante, il tasso di abbandono sportivo coincide con quello dell’obesità ed è massimo intorno agli 11 anni.

E’ emerso anche che l’Italia è il paese con maggior numero di automobili in Europa, che portano ad un aumento dell’inquinamento e della patologia respiratoria e tumorale.

I costi sociali sono altissimi, in termini di spesa sanitaria ma soprattutto di qualità della vita. Siamo un paese immobile, che usa l’auto nella convinzione di muoversi più in fretta ma che si trova perennemente incolonnato. Un paese tra i più vecchi d’Europa, con un’alta aspettativa di vita (84 anni) ma una bassa aspettativa di vita in salute (58 anni, penultimi in Europa dietro solo alla Romania).

Fonte: ISTAT 2018Ritorna a inizio pagina

Ripensare le città

Sulla scorta del recente meeting di Katowice sull’inquinamento, è interessante il libro di Marco Pierfranceschi, in cui l’autore, che è stato assessore alla mobilità del comune di Roma, dal quale ha dato le dimissioni, esamina lo stato delle nostre città, che sono state costruite ad uso e consumo delle automobili. La prima parte del libro si concentra sulle diverse strategie messe in atto per convincere le masse che senz’auto non si può vivere.

Per riappropriarsi degli spazi della città, vivendoli strada per strada e non attraversandoli semplicemente, la bicicletta è uno strumento quasi insostituibile: l’autore, da ciclista urbano di lungo corso, illustra teoria e tecniche per esplorare la città in sella a una bici evidenziando vantaggi e criticità dovuti alle diverse situazioni e ai differenti gradi di ciclabilità (in una scala da 1 a 5) in termini di sicurezza.

Secondo l’autore ripensare la città è inevitabile, perché il sistema attuale è insostenibile, sia in termini di costi generali, sia di costi della salute. Il problema è se riusciremo a fare questo cambiamento a breve, prima che arriviamo al “punto di non ritorno” con cambiamenti climatici sempre più gravi e danni alla salute soprattutto dei bambini, che sono il nostro futuro.Fonte: Marco Pierfranceschi. Ripensare le città. Giunti al punto, 2018

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Ossigenoterapia: documento dell’AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri)

I benefici sulla sopravvivenza della ossigenoterapia a lungo termine (OTLT) nei pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) sono stati dimostrati per la prima volta in due studi che sono restati capisaldi della letteratura, pubblicati negli anni 802,3, che rappresentarono il fondamento della OTLT nei BPCO ipossiemici. Esaminando le varie linee guida, sono state tratte le seguenti conclusioni, che abbiamo semplificato perché spesso presentano delle piccole variazioni tra l’una e l’altra.

Ipossiemia franca o severa

In tutte le linee guida (LG) si pone indicazione alla prescrizione di ossigeno nei casi in cui la Pressione Parziale di Ossigeno (PaO2) è ≤55 mmHg. Criterio alternativo è costituito dalla Saturazione Parziale di Ossigeno (SpO2) ≤88%.

Ipossiemia borderline, cioè al limite

Si pone indicazione alla prescrizione di OTLT nei casi in cui la PaO2 è compresa tra 56

e 59 mmHg in tutte le LG. Criterio alternativo è costituito dalla SpO2 ≤89%.

Sempre tuttavia sono necessari criteri aggiuntivi (almeno uno): cuore polmonare o ipertensione polmonare, edemi declivi, ematocrito > 55%.

Ipossiemia latente

In caso di severa desaturazione notturna (<88-90%) in più del 30% del sonno.

Fonte: AIPO direttive 2018

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Inquinamento atmosferico e salute infantile: una presa di posizione dell’OMS

Il direttore generale dell’OMS ha pubblicato un fascicolo sui rischi dell’inquinamento nei bambini, comprendendo tutti gli abitanti di età inferiore ai 19 anni.

Come vado ripetendo da oltre 30 anni – con frequenti attacchi da parte di colleghi, politici e gruppi di persone – l’inquinamento atmosferico rappresenta il più grande rischio per la salute, soprattutto dei bambini i quali, a causa del loro metabolismo e della minore possibilità di scelte di vita sono più esposti a questo rischio.

Il documento, firmato dai più autorevoli ricercatori mondiali, sottolinea che non ci sono più dubbi che l’inquinamento causi un aumento della patologia respiratoria, cardiovascolare e tumorale, con possibili riflessi anche su quella neuro-psicologica e ormonale: “air pollution has a vast and terrible impact on child health and survival”.

Nel mondo, il 93% dei bambini vive in condizioni nelle quali l’inquinamento supera i limiti di soglia raccomandati dall’OMS. Più del 25% delle morti dei bambini sotto i 5 anni di età è collegato direttamente o indirettamente all’ambiente. I maggiori rischi li corrono i bambini del Terzo mondo, specialmente in Africa e in Asia, ma anche i paesi occidentali non sono esenti dal problema e l’Italia è la maglia nera dei paesi occidentali. Nel 2016, 1:8 delle morti è stata causata dall’inquinamento, si parla di 7 milioni di decessi. 543 000 bambini con meno di 5 anni e 52 000 tra 5 e 15 anni sono morti a causa dell’inquinamento.

Nel documento viene dato particolare risalto alla prevenzione, che può essere fatta ed è efficace.

Nei paesi più poveri si auspica una collaborazione di quelli più ricchi, che dovrebbero fornire risorse e cultura per affrontare tali rischi.

Il documento conclude sottolineando il ruolo importante dei medici, i quali dovrebbero essere edotti sui rischi, dovrebbero trasmettere le informazioni ai loro pazienti e dovrebbero collaborare con le scelte politiche delle nazioni in cui vivono.

Fonte: AIR POLLUTION AND CHILD HEALTH. Prescribing clean air OMS, 2018

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I fenotipi clinici della bronchite cronica ostruttiva (BPCO)

La BPCO è una malattia respiratoria cronica di carattere ostruttivo che colpisce soggetti adulti, fumatori e non e si manifesta con difficoltà di respiro accompagnata da tosse con o senza espettorato. La diagnosi viene fatta in base alla presenza di una ostruzione bronchiale che non migliora con i broncodilatatori, cosa che invece succede nell’asma. Poiché si è visto che la patologia ha diverse sfaccettature, si è cercato di riconoscere alcuni fenotipi, cioè come la BPCO si presenta, in modo da rendere più omogeneo l’approccio diagnostico e terapeutico:

pazienti con asma e BPCO: rispondono agli steroidi inalatori associati ai broncodilatatori a lunga durata d’azione

con frequenti riacutizzazioni: hanno un andamento rapidamente peggiorativo, richiedono diverse terapie, tra cui la triplice (anticolinergici, beta2 agonisti e steroidi, antibiotici macrolidi, inibitori della fosfodiesterasi)

con enfisema prelevante ai lobi superiorimigliorano sensibilmente dopo riduzione chirurgica dei volumi polmonari

con comorbilità: la BPCO assume un carattere sistemico, di solito sono pazienti anziani e riduce notevolmente la qualità della vita

rapid decliner: con un più rapido declino della funzione respiratoria ed alto grado di mortalità. Traggono beneficio da terapie intensive fino al trapianto polmonare

con fragilità fisica: si giovano dell’ossigenoterapia e della riabilitazione respiratoria, che migliorano la loro capacità funzionale

con fragilità emotiva: frequenti sintomi di ansia e depressione, con frequenti ricoveri. Si giovano delle terapie cognitive comportamentali

Fonte: PNEUMORAMA 91 – XXIV, 2018
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Salute e internet

Sempre più italiani si rivolgono alla rete per informazioni sulla propria salute.

Una recente ricerca ha rilevato che il66% degli italiani cerca sul web informazioni sulla propria salute.

I motivi più frequenti di consultazione sono: 1.informazioni e consigli per diagnosi e terapia, 2.indicazioni sui farmaci, 3.prevenzione delle malattie e 4.integratori e diete.

Un italiano su 5 pensa che nel futuro blog, forum e siti internet potranno sostituire in parte la figura del medico.

Tra i servizi ritenuti più utili vi sono la possibilità di prenotare esami e visite specialistiche online, la possibilità di consultare referti medici e altri documenti clinici direttamente dal proprio pc o smartphone, di comunicare con i medici. Un’attenzione particolare viene riposta anche alla telemedicina, considerata un valido supporto soprattutto in caso di familiari non autosufficienti.

Per il 52% degli intervistati, l’ausilio della tecnologia porta a un risparmio di tempo. Per il 45%, la principale criticità è rappresentata dall’esclusione degli utenti che non padroneggiano il digitale mentre uno su cinque lamenta l’assenza di contatto personale con i professionisti.

Per quanto riguarda le app e i dispositivi indossabili come orologi o sensori che permettono di monitorare alcuni parametri, il 55% degli italiani li considera un valido alleato. Di questi, il 47% li utilizzerebbe per monitorare i parametri vitali e fisici (pressione, frequenza cardiaca, ecc…), anche a scopo preventivo. Per il 37% la loro utilità risiede nel supportare lo svolgimento di un’attività fisica corretta e quindi di contrastare la sedentarietà. Il 27% li userebbe come promemoria per l’assunzione di farmaci. Il 45% degli intervistati si dichiara indifferente al riguardo.  Le ragioni? Uno su tre (34%) li considera una spesa non necessaria, il 25% dichiara di non avere la costanza necessaria per utilizzarli in modo corretto, mentre il 24% non li ritiene affidabili, preferendo rivolgersi direttamente a un medico.

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Nuova terapia biologica per l’asma del bambino

Arriva in Europa la prima terapia biologica anti-IL-5 per i bambini con asma grave eosinofilo refrattario. La Commissione Ue ha approvato mepolizumab come trattamento aggiuntivo per l’asma grave eosinofilo refrattario nei pazienti pediatrici dai 6 fino ai 17 anni.

Secondo la ditta produttrice, Mepolizumab è la prima e unica terapia biologica approvata per i pazienti pediatrici con asma grave eosinofilo refrattario. L’antiInterleuchina-5 (IL-5) gioca un ruolo importante nella regolazione della funzione degli eosinofili. Si tratta di un grande bisogno ancora non soddisfatto in questa popolazione visto che la severità della malattia è più elevata nei bambini e negli adolescenti rispetto agli adulti.

Oggi le opzioni terapeutiche per i bambini con asma grave sono limitate alla terapia cortisonica, inalatoria e/o orale a grosse dosi, che deve far riflettere, visto che si tratta di organismi in crescita.

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Asma e paracetamolo

Da un paio di decenni si continua a discutere se il paracetamolo, il farmaco più comune per la febbre, abbia favorito l’aumento dell’asma e delle malattie allergiche. Finora non si è arrivati ad una conclusione univoca: alcuni studi hanno dimostrato il legame, altri lo hanno negato.

Un nuovo studio presentato in questi giorni al Congresso della European Respiratory Society, sembra che il rischio più alto di sviluppare la malattia respiratoria si presenta a 18 anni ed è legato ad una caratteristica genetica particolare. Lo studio ha riguardato i geni della glutatione S-transferasi (GST) che contengono le istruzioni utili per produrre enzimi che prevengono i danni alle cellule e riducono gli effetti dell’esposizione del corpo alle tossine. In sostanza il paracetamolo inibisce questa particolare capacità, rendendo l’organismo dei piccoli più debole e preda delle malattie respiratorie e dell’asma. Questo, come hanno sottolineato i ricercatori dell’Università di Melbourne, avviene in particolare nelle persone che presentano delle variazioni genetiche. In questi soggetti l’attività enzimatica GST è inibita a causa dell’uso del paracetamolo.

Lo studio ha coinvolto 620 bambini che avevano un membro della famiglia affetto da asma. Dopo la loro nascita, per due anni, i piccoli sono stati monitorati ogni quattro settimane, per valutare quanto paracetamolo era stato assunto. Raggiunti i 18 anni i pazienti sono stati sottoposti ad un test genetico e spirometrico.

I bambini con la variante GSTP1 Ile/Ile (ma non chi aveva altre varianti) mostravano un rischio 1,8 volte più elevato di sviluppare l’asma all’età di 18 anni per ogni raddoppio dei giorni di esposizione al paracetamolo rispetto ai bambini che erano meno esposti.

Anche in questo caso non possiamo trarre delle conclusioni definitive perché si tratta di bambini con una variante genetica specifica, che andrebbero individuati con un apposito test, per ora non disponibile. Penso che si possa continuare ad usare il paracetamolo -che da meno effetti collaterali degli altri antifebbrili- limitandosi però alle reali indicazioni, cioè di febbre superiori a 38,5 °C.

Per saperne di più: Congresso della European Respiratory Society, Parigi, settembre 2018

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Asma e carriera

Diventare medico, poliziotto, musicista o impiegato è più difficile per chi ha sofferto di asma da bambino e da adolescente: è più probabile, invece, che si debba accontentare di un lavoro manuale, come idraulico o muratore, anche perché, in molti casi, abbandona prima del tempo la scuola.

 Lo studio svedese, presentato a Parigi al Congresso della European Respiratory Society ha preso in considerazione, a partire dal 1996, centinaia di pazienti con un «asma persistente a esordio precoce», diagnosticato cioè prima dei dodici anni e ancora presente attorno ai 19 anni. Questi i punti principali dello studio:

Abbandono scolastico

Primo: i ragazzi con asma a esordio precoce avevano una probabilità di tre volte e mezzo superiore, rispetto a chi non soffriva di questa patologia, di abbandonare la scuola a sedici anni, con soltanto un’educazione di base (secondo il sistema scolastico svedese). Non solo: avevano anche una probabilità due volte maggiore (sempre in confronto a chi non soffriva della malattia) di abbandonare l’università. E a proposito di carriere lavorative: gli asmatici, sempre rispetto agli altri, avevano soltanto il 50 per cento di probabilità di svolgere lavori non manuali, molto maggiore rispetto agli altri.

Adolescenti ribelli

Gli adolescenti tendono a negare la malattia, si sentono invincibili, rifiutano il controllo dei genitori, non vanno dal medico e non aderiscono alla terapia. Magari si vergognano di usare l’inalatore in presenza di altre persone. E possono mettere a repentaglio il loro futuro Il problema dunque è, ancora una volta, quello dell’informazione. Un modo per renderli più complianti, cioè disponibili ad accettare le terapie è quello di fare riferimento ai campioni dello sport come si fa di solito in ambulatorio e come si può evincere consultando il nostro sito.

Campioni olimpici

Nel 2012 uno studio dell’University of Western Australia evidenziava come gli atleti asmatici partecipanti alle Olimpiadi fossero l’8 per cento del totale, ma il dato più evidente riguardava il picco in determinate discipline sportive: nuoto, ciclismo, triathlon e sci di fondo dove si arriva al 15-20 per cento. Due nome su tutti? Quello della regina del nuoto, Federica Pellegrini, campionessa Mondiale nei 200 stile libero ed europea nei 400 e del campione di ciclismo Chris Froome, mentre per i nostri pazienti facciamo spesso riferimento al nostro campione di sci da fondo Giorgio Di Centa che è un supporter dell’associazione ALPI e che viene spesso a trovarci durante il soggiorno estivo.

Per saperne di più: Congresso della European Respiratory Society, Parigi, settembre 2018

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Asma e reflusso gastro-esofageo

Ancora oggi è oggetto di discussione l’associazione tra asma e reflussogastroesofageo (RGE), malattia gastroenterica caratterizzata da sintomi quali rigurgito, vomito e inappetenza. Gli ultimi importanti studi dimostrano però ancora una volta che il RGE non è una causa dell’asma e che quindi non vi è modificazione dell’andamento clinico dell’asma dopo il trattamento del RGE. Piuttosto può essere che il RGE migliori nel caso in cui l’asma sia bene controllato. È fondamentale quindi trattare l’asma al meglio utilizzando tutti i presidi a disposizione ed ottenere un controllo ottimale della patologia.

Per saperne di più:  Gibson PG. Cochrane Database Syst Rev2003;CD001496. Stardal K. Archives of Disease in Childhood 2005;90:956-60

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Perché aumentano le allergie?

È noto che dalla seconda metà del 20° secolo è in aumento il numero di persone affette da asma o da altre malattie allergiche. Le cause di questo aumento non sono del tutto note, ma è probabile che siano legate a fattori ambientali e agli stili di vita: l’aumento degli agenti inquinanti, la riduzione delle malattie infettive, il minor contatto con gli animali da cortile o da allevamento.

Per quanto riguarda altri possibili fattori che favoriscono l’insorgenza dell’allergia, troviamo che la frequenza dell’asma è risultata inversamente proporzionale al consumo di frutta e verdura, mentre è direttamente proporzionale all’aumentare delle ore passate davanti alla televisione, all’aumentare del peso, all’aggiunta di sale nei cibi e al consumo di bevande gassate.

Per saperne di più: M. Macchiaiolo “Prima ti evito  poi ti curo”. Un Pediatra per Amico 2005;3:24-25.

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Allergie e vaccinazione

Anche se si è registrato un incremento delle allergie con la riduzione delle malattie infettive, l’efficacia che rivestono i programmi vaccinali è dimostrata dalla drastica riduzione delle complicanze gravi, a volte anche mortali, che si possono sviluppare in corso di malattie infettive come ad esempio la poliomielite o il morbillo e per questo non è ragionevole astenersi dall’effettuarle e il vantaggio è irrinunciabile, perché a fronte di questo rischio le allergie risultano sì fastidiose, ma curabili.

Per saperne di più: F. Panizon et al. “Speciale allergia” . Un Pediatra per Amico 2005;3:19-26.

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Latte di soia e latte di capra nella prevenzione dell’allergia

È infondata la pratica che prevede l’allattamento dei neonati a rischio di allergia con formule a  base di soia. Nel lattante, ma anche nel bambino, l’allergia alla soia risulta essere frequente per la possibilità di reazioni crociate con gli allergeni del latte vaccino.

Anche il latte di capra crocia con quelli di mucca (90%). Il miglioramento notato in alcun lattanti è dovuto all’acquisizione della tolleranza immunitaria, che si registra con il passare del tempo a contatto con un allergene.

Per saperne di più: Osborn DA, Sinn J. Soy formula for prevention of allergy and food intolerance in infants (Cochrane Review). The Cochrane Library2004;4.

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Allergie/intolleranze alimentari

La frequenza di allergie/intolleranze alimentari ha una grande variabilità geografica. Queste differenze sono state attribuite a fattori genetici, a differenze di alimentazione, alla variabilità geografica dei pollini e allergeni aerei  che possono dare reattività crociata con alimenti, nonché a differenze culturali e alla diversità di approcci diagnostici. Il trattamento di base rimane la completa eliminazione dell’alimento in causa; fortunatamente la maggior parte delle allergie/intolleranze alimentari sono transitorie e la maggioranza dei bambini guarisce dall’allegia nei primi 3-5 anni d’età. Infine ricordiamo che nel caso di una sensibilizzazione precoce agli alimenti e poi ai pollini determina lo sviluppo di asma solo se vi è storia familiare di asma o atopia.

Per saperne di più: O. Frongia et al. “Intolleranze e allergie alimentari nella prima infanzia” Medico e Bambino 2005;24(8):533-538.

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I danni provocati dal fumo

Se in casa c’è un fumatore, la possibilità che un bambino si ammali di cancro al polmone nel corso della vita aumenta di quasi 4 volte rispetto alla media. Queste sono le conclusioni di uno studio recente che rimarca ancora una volta i pericoli del fumo, anche a così lunga distanza dall’esposizione. Mentre la gran parte delle donne fumatrici smettono di fumare in gravidanza, perché preoccupate del danno al feto, lo stesso non succede dopo la nascita e molte donne riprendono a fumare. Ma non è solo colpa delle madri, in quanto che i padri fumano ancora di più.

Per saperne di più: Vineis P et al. “Environmental tabacco smoke and risk of respiratory cancer and chronic obstructive pulmonary disease in former smokers in the EPIC prospective study.” British Medical Journal 2005;330:277.

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Lavaggio delle mani e infezioni respiratorie

Sembrerà strano, ma una delle precauzioni migliori, facile da ottenere e poco costosa per ridurre le infezioni respiratorie soprattutto nei bambini a rischio è quella di lavarsi le mani quando si viene a contatto con loro. Uno studio randomizzato controllato (cioè nel quale il lavaggio era applicato a caso, senza che gli operatori lo sapessero) ha dimostrato che lavarsi le mani più volte al giorno riduce del 50% le polmoniti nei bambini dei paesi in via di sviluppo. Uno studio simile condotto in un asilo nido in Occidente aveva dimostrato lo stesso risultato riguardo alle infezioni delle vie respiratorie superiori.

Per saperne di più: Roberts L et al. Pediatrics 2000;105:738-742. LubySP et al. Lancet 2005;366:225-233.

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Asma e infezioni: possiamo fare qualcosa?

Gli asmatici hanno un’aumentata suscettibilità alle infezioni virali e non sempre riescono a sviluppare un’adeguata difesa contro di esse. Recentemente su cellule bronchiali di asmatici infettate da rhinovirus sono stati trovati livelli bassi di interferone beta, associati ad anomalie nell’apoptosi (eliminazione) cellulare e ad aumentata replicazione dei virus stessi. Una proposta potrebbe essere quella di somministrare l’interferone beta in modo da ripristinare la risposta apoptosica, limitare la replicazione virale e, in definitiva, prevenire l’asma associato alle infezioni.

Per saperne di più : Wark PA et al. J Exp Med 2005 ;201 :937-947.

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Infezioni respiratorie nel bambino e ricovero ospedaliero per BPCO

Da tempo la comunità scientifica si sta chiedendo se esista una correlazione tra incidenza di infezioni respiratorie nel bambino e aumento delle di broncopatia cronica (BPCO) nell’adulto. Un recente studio eseguito nell’Irlanda del Nord sulle infezioni virali infantili nell’arco di 45 mesi, evidenzia come all’aumento della carica virale, soprattutto di influenza A, B, virus respiratorio sinciziale e adenovirus, corrisponda un aumento dei casi di riacutizzazione con ospedalizzazione per bronchite cronica negli adulti. Il numero delle ospedalizzazioni calava nella settimana successiva alle vacanze scolastiche.

Le infezioni virali delle alte vie respiratorie che colpiscono i bambini, hanno quindi un ruolo socio-economico importante o, altrimenti detto: ridurre l’incidenza delle infezioni virali del bambino potrebbe, secondo questi studiosi, ridurre le riacutizzazioni e quindi l’ospedalizzazione per BPCO.

Per saperne di più: McManus TE; Coley PV;  Kidney JC. Childhood respiratory infections and hospital admissions for COPD. Respir Med -01-MAR-2006; 100(3); 512-8

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C’entra il tipo, l’entità e la distanza dal traffico? Il sibilo nei lattanti residenti in una zona trafficata

Possono il tipo, la distanza e l’entità di traffico essere fattori di rischio per la comparsa di broncospasmo (il wheezing degli anglosassoni) nel neonato?

Sono stati studiati nel corso del loro primo anno di vita 622 lattanti che vivevano ad una distanza di 100 e 400 metri da una zona trafficata (nei pressi di un’ autostrada, di un incrocio o di una delle principali strade), rispetto a coloro che vivevano più lontano. Dai risultati è emerso che tutti i lattanti  residenti ad una distanza pari o inferiore a 100 metri da un’ incrocio trafficato specie da bus e camion avevano un rischio doppio di broncospasmo nel primo anno di vita, rispetto ai bambini non esposti. I bambini che risiedevano a meno di 400 metri da un’ autostrada non presentavano un aumentato rischio di broncospasmo. Si può quindi concludere che il tipo, la distanza e l’entità del traffico a cui un bambino viene esposto nel primo anno di vita sono fattori di rischio alla comparsa di sibilo respiratorio.

Per saperne di piùPatrick H.Ryan, Grace LeMasters, Jocelyn Biagini, David Bernstair, Sergey a. grinshpun, Rakesh Shukla, Kimebrly Wilson, Manuel Villaresi eff Burkle, James Lockey.Is it traffic type, volume, or distance? Wheezing in infant living near truck and bus traffic J Allergology Clin Immunol -01-AUG-2005; 116(2): 279-84

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Fattori di rischio per rinite nei lattanti

I comuni sintomi allergici si manifestano quando il sistema immune del soggetto predisposto reagisce a particolari allergeni presenti nell’aria. Alcuni di questi si trovano fra le mura domestiche (polvere, pelo di animali domestici, fumo) e costituiscono dei veri e propri fattori di rischio, per bambini predisposti, già a partire dai primi mesi di vita. Gli studiosi dell’Università di Cincinnati hanno voluto capire se esistesse una relazione significativa fra l’inalazione del fumo di tabacco nel corso del primo anno di vita di un bambino e il rischio di sviluppare successivamente rinite allergica. Hanno testato i neonati con familiarità per allergia (almeno un familiare positivo ai prick test) esposti ad un’inalazione quotidiana di circa 20 sigarette. Dai risultati di questa ricerca emerge che neonati esposti al fumo di sigaretta fra le mura domestiche hanno un rischio aumentato di sviluppare rinite allergica già durante il primo anno di vita, così come un’ aumentata predisposizione a sviluppare infezioni delle alte vie respiratorie. La presenza di muffe ritenute da tempo una causa di rinite nel bambino piccolo, ha correlato con lo sviluppo di successivo di otite, più che di rinite.

Per saperne di più: Biagini J, LeMasters GK, Ryan PH, Levin L., Reponen T., Bernstein DI, Villareal M., Khurana Hershey Gk. Environmental risk factors of rhinitis in early infancy. Pediatr Allergy immunol -01-JUN-2006; 17(4): 278-84

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