GITA CULTURALE IN VAL D'ARZINO
Domenica 23 settembre il nostro socio Primo ha organizzato una camminata culturale nella valle dell’Arzino, che ha toccato varie località interessanti, come il Troi di Meni
(sentiero di Domenico) che si snoda per circa 2 km attraverso
alcuni degli ambienti più caratteristici di questa parte del Friuli.
Partendo dalla confluenza tra il Tagliamento e l’Arzino,
progressivamente colonizzata dalla tipica vegetazione di greto, siamo
giunti al castello di San Giovanni
adagiato sul crinale del rilievo che sovrasta Flagogna. L’itinerario
ha toccato ambienti come prati e piccoli appezzamenti a coltivo,
ultimi esempi di una agricoltura tradizionale che qui ancora resiste
apparentemente incurante delle leggi che regolano l’economia. Per tutta
l’escursione siamo stati accompagnati dall’ideatore del percorso, il
signor Giandomenico e dal sindaco di Forgaria, Pierluigi Molinaro.
Ci ha colpito vedere che il Tagliamento, ultimo fiume dell’Europa
occidentale non antropizzato, è seguito, invece che dalle nostre
strutture pubbliche, dagli studiosi dell’Università di Berlino, che da
diversi mesi seguono la portata delle acque, l’erosione delle rive, lo
spostamento delle ghiaie.
Il pomeriggio ci siamo recati a Pielungo a visitare il Castello Ceconi.
Giacomo Ceconi nacque a Pielungo il 29 settembre 1833 da una famiglia
umile. Nel 1851, quasi analfabeta, partì per Trieste, allora
florido porto dell’impero austriaco. Studiando alle scuole serali
imparò disegno geometrico e percorse tutti i gradini dell’attività
edile (manovale, muratore, capomastro, capocantiere, impresario),
ottenendo dei lavori di particolare importanza: nel 1857 ottenne la
dirigenza dei lavori della ferrovia Klagenfurt-Maribor, poi quella
delle ferrovie in Croazia, Carinzia e Ungheria. Ancora oggi,
percorrendo la ferrovia della valle dell’Isonzo, si possono vedere i
tunnel con le lapidi dell’impresa Ceconi. In tutte queste opere
dimostrò tale perizia e senso di responsabilità, tanto da essere
nominato “Graf von Langfuss” (Conte di Pielungo) dall’imperatore d’
Austria Francesco Giuseppe, del quale era divenuto suddito. Nel 1890
iniziò a proprie spese i lavori della strada che poneva termine
all’isolamento secolare della sua valle e che, alla caduta
dell’Austria, dedicò alla Regina d’ Italia Margherita. La strada,
ricavata scavando la roccia del monte Clapiet, fu realizzata in soli
due anni, due anni prima dei termini previsti. Poiché dava grande
importanza all’istruzione, costruì a proprie spese anche le scuole
delle frazioni del suo comune e pagò in anticipo i maestri per 10 anni,
perché istruissero i poveri bambini della vallata. Prima di essere
adibito a castello era la casa natale di Giacomo Ceconi, con annesse
stalle e abitazioni varie; solo dopo aver ottenuto il titolo nobiliare
trasformò queste abitazioni nell’attuale castello. La visita del
castello ci è stata illustrata dal sindaco di Vito d’Asio, Vincenzo Manelli.