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A scuola di Coronavirus

Proseguiamo con i nostri aggiornamenti settimanali sul Coronavirus, rispondendo alle domande che ci arrivano. Anche in questo 24.esimo report, cercheremo di usare dei termini semplici, evitando il più possibile quelli medici. Per comodità manteniamo la dizione di Coronavirus, anche se quella scientifica sarebbe Covid19. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare.

Per chi lo desiderasse, giovedì 5 novembre, il dott. Mario Canciani sarà presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Si parlerà di problemi respiratori e allergici e del Coronavirus. Poiché non si potranno fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli in anticipo a: studio@mariocanciani.com

QUAL È IL RUOLO DELLA SCUOLA NELLA DIFFUSIONE DEL CORONA?

Secondo un’importante rivista medica internazionale, che ha svolto una valutazione in vari Paesi del mondo, si è visto che il ruolo della scuola come fonte di diffusione è molto modesto. In Italia, si sono registrati neanche 2.000 contagi su 70.000 istituti esaminati e nel 90% dei casi è stato rilevato un solo caso d’infezione in una classe o in istituto. Quindi il problema non è rappresentato da scolari e studenti durante le ore di lezione, ma da tutto quello che ci sta dietro: trasporti affollati, assembramenti prima di entrare e all’uscita, contatti tra genitori.

PERCHÈ È STATO PROPOSTO DI METTERE IN QUARANTENA GLI ANZIANI?

La proposta si basa sul fatto che gli anziani stanno pagando il prezzo più alto sia in termini di mortalità, sia di morbilità, occupando buona parte dei letti in ospedale e rendendoli meno disponibili per altri pazienti o con altre patologie. In pratica dobbiamo però capire cosa si intenda per anziani: con più di 60 anni sono il 30% della popolazione, con più di 70 oltre il 20%. In ogni caso si tratta di una grossa fetta della popolazione, spesso ancora impegnata in attività lavorative con importanti ricadute sociali (medici, avvocati, magistrati, insegnanti, politici, imprenditori,…) e inoltre il loro isolamento prolungato (si parla di mesi) produrrebbe dei grossi danni sul loro equilibrio psicologico e fisico.

COSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI? Cercherò di rendere semplice un concetto che non lo è. Il termine monoclonale significa che sono anticorpi tutti uguali, senza alcuna differenza molecolare e vengono prodotti con tecniche di ingegneria molecolare e genetica. In pratica, per il corona sono stati isolati dal siero degli ammalati circa 150 anticorpi, dai quali vengono selezionati i più protettivi, che vengono poi prodotti in serie. Il monoclonale usato in Trump, di cui abbiamo parlato in precedenza, si compone di 2 frazioni, la prima estratta da un paziente di Singapore e la seconda prodotta in laboratorio da un topo iniettando proteine degli aculei (spikes) del virus e ottenendo così degli anticorpi che impediscono al virus di attaccarsi alle nostre cellule.

LA PERDITA DI OLFATTO E GUSTO È LEGATA A UN’INFEZIONE PIÙ SEVERA?

Anche per questo problema le conoscenze si modificano continuamente: contrariamente a quello che era stato pubblicato precedentemente, ora una ricerca italo-inglese ha evidenziato che non esiste una correlazione tra durata dell’alterazione di gusto e olfatto e gravità dell’infezione. Secondo i ricercatori, l’89% ha recuperato il calo in un mese, mentre l’11% che non lo ha fatto, non ha dimostrato un peggioramento dei sintomi respiratori, rispetto a chi aveva recuperato prima.

COME SI RICONOSCE LA PERDITA DI OLFATTO E GUSTO DA CORONA, DA QUELLA DA RAFFREDDORE?

Confrontando un gruppo di soggetti sani, uno con raffreddore e uno con corona, ricercatori inglesi hanno visto che nell’infezione da coronavirus la perdita di olfatto è più marcata, non si accompagna a naso chiuso o a naso che cola. Questi risultati sono importanti, perché ci possono far depistare i pazienti a rischio, evitando isolamenti, tamponi e altre indagini.

PERCHÉ CERTE PERSONE NON SI AMMALANO?

Oltre ad asintomatici, ammalati lievi, chi viene ricoverato e chi va in rianimazione, sta emergendo un quinto gruppo, cioè quelli che non si ammalano anche se stanno a contatto con ammalati, vivono con loro, fanno le stesse cose. Non lo sappiamo ancora bene, però sembra che producano più interferone, che è un potente difensore contro il corona e che possiedano una variante genetica che blocca la porta di accesso del virus, cioè il recettore ACE2, di cui abbiamo parlato nel report precedente.

COS’È LA IMMUNOSENESCENZA?

Con l’aumento dell’età, specie dopo i 60 anni, le difese immunitarie calano e sono più lente ad attivarsi. Questa è una delle ragioni per le quali probabilmente il vaccino per il corona coprirà di meno le persone che ne hanno più bisogno, cioè gli anziani. Per questo si sta cercando di rendere il vaccino più efficace sia con degli adiuvanti chimici, sia con la metformina, un antidiabetico che spiegherebbe la minore mortalità dei diabetici rispetto a quella attesa.

SIAMO SICURI CHE L’EFFETTO DEL VACCINO SARÀ DURATURO?

Purtroppo no, per questo si sta cercando di aggiungere delle sostanze chiamate adiuvanti, che ne potenziano l’effetto immediato e nel tempo (v. sopra). Da quello che ne sappiamo finora, l’effetto del vaccino sarebbe più prolungato perché, mentre l’infezione naturale blocca i linfociti T, che sono le nostre migliori armi di difesa, gli adiuvanti li stimolerebbero, aumentando e prolungando le nostre difese.