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Coronavirus, fra coprifuoco e green pass

Anche in questo cinquantesimo aggiornamento settimanale forniremo notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che ci vengono poste più spesso. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitiamo sempre a rispettare.

Per chi lo desiderasse, giovedì 13 maggio, il dott. Mario Canciani sarà presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Si parlerà anche di rinite e di malattie allergiche. Poiché non si potranno fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli a: studio@mariocanciani.com.

SERVE IL COPRIFUOCO?
Al di là delle sterili polemiche di questo periodo, per dare una risposta scientifica dobbiamo esaminare gli studi che sono stati finora eseguiti. La difficoltà valutativa più grande deriva dal fatto che un coprifuoco viene istituito insieme ad altri provvedimenti preventivi, che variano da Paese a Paese. Uno studio lussemburghese, usando delle simulazioni al computer, ha evidenziato una scarsa rilevanza del coprifuoco, però ha ammesso di non aver potuto prendere in considerazione il comportamento dei singoli, legato per esempio alla scelta di anticipare le loro attività sociali o gli acquisti nei negozi. Un altro studio canadese, ha evidenziato una sua utilità soprattutto nelle aree ricche, mentre in quelle con reddito medio più basso e abitate da lavoratori meno qualificati la riduzione della mobilità è stata meno marcata.

COME FUNZIONA IL “GREEN PASS”?
E’ un lasciapassare e verrà rilasciato – per ora non si sa come, ma nella nostra Regione probabilmente scaricabile dal portale Sesamo – a chi è stato vaccinato con 2 dosi, a chi è guarito dalla malattia, a chi ha un tampone negativo nelle ultime 48 ore. Naturalmente per quest’ultima categoria sarà solo temporaneo, perché si potrebbe contrarre il virus in seguito e servirà per emergenze, tipo spostamenti tra Regioni di colore diverso o all’estero.

PERCHÉ’ CERTE PERSONE RESTANO POSITIVE A LUNGO?
Si è sempre pensato che certe persone abbiano un sistema immunitario che faccia fatica a smaltire il Coronavirus. Ora una ricerca americana ha fornito un’altra ipotesi, cioè che il virus permanga nei nostri cromosomi, inserendo il suo materiale genetico nel nostro, come fa il virus HIV che causa l’AIDS. Diversamente dai retrovirus, il Corona agirebbe con questo meccanismo per un tempo limitato e alla fine le nostre difese avrebbero il sopravvento, limitando la sua proliferazione. Pur essendo stato condotto in modo corretto, l’esperimento ha suscitato dei dubbi nella comunità scientifica, per cui i dati avranno bisogno di essere confermati da altri studi.

IL VACCINO BLOCCA LA TRASMISSIONE DEL CORONA?
Un grosso studio americano, eseguito su 4.000 infermieri e medici vaccinati, ha dimostrato che non solo il vaccino funziona contro la malattia, ma blocca anche la catena di trasmissione, riducendo così il rischio di nuovi focolai. Questi dati, su grossi numeri, sono molto importanti specie per il personale sanitario e per i portatori asintomatici.

QUAL E’ IL TASSO DI PROTEZIONE DEI VACCINI?
Lo stesso studio riportato sopra ha confermato per i vaccini a mRNA Pfizer e Moderna, una protezione del 90% dopo 2 dosi e dell’80% dopo 1 dose. Questi risultati non fanno che confermare il miglioramento della situazione epidemiologica man mano che proseguono le vaccinazioni.

PERCHÉ NON SI PUNTA SUI VACCINI PER BAMBINI E ADOLESCENTI, CHE CAUSANO SPESSO PROBLEMI AGLI ANZIANI?
Moderna ha annunciato di aver depositato alle autorità sanitarie americane i risultati di uno studio su ragazzi dai 12 ai 18 anni che ha riportato risultati ancora migliori che negli adulti, superiori al 90%; l’autorizzazione dovrebbe arrivare entro settembre. Contemporaneamente è partito uno studio su 6.500 bambini di età compresa tra 6 mesi e 11 anni, che dovrebbe essere completato all’inizio del 2022. Come in tutte le ricerche mediche gli adolescenti e i bambini vengono sperimentati per ultimi, quando si è sicuri che il farmaco non dia problemi.

PERCHÉ LA PROTEZIONE NEI GUARITI E’ MENO EFFICACE CHE NEI VACCINATI?
La protezione è più bassa e di breve durata in chi è guarito dalla Covid probabilmente perché durante l’infezione naturale il virus blocca in parte il sistema immunitario, che non riesce ad attivare tutte le difese e quindi la protezione è ridotta. Questo è il motivo perché ai guariti è consigliata una dose di vaccino dopo 3-6 mesi dalla guarigione.